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lunedì 30 gennaio 2012

Il maxi-inciucio della politica lucana

La recente visita in Basilicata del presidente della camera dei deputati Gianfranco Fini e gli appelli da parte di eletti del PDL a costruire anche con il FLI l’alternativa al centro-sinistra nella nostra regione, meritano una riflessione chiara sulle membra sparse della ex-Destra lucana. A tal fine è necessario partire da alcune considerazioni di fondo. Le fibrillazioni nel PD lucano sono causate, come è noto anche alle pietre del più sperduto paese lucano, esclusivamente da una lotta interna per gli assetti di potere ed il posizionamento in vista delle future elezioni, ma questo non intacca, anzi, il consenso verso quella formazione politica, né è prevedibile una sua implosione. E’ talmente forte da potersi permettere, come ha fatto sia in passato che nei giorni scorsi e lo farà anche in seguito, di rivendicare come legittima la sistemazione con la vincita di concorsi pubblici di suoi esponenti negli enti sub-istituzionali regionali e provinciali. E’ solo un esempio, e forse anche il meno scandaloso, ed è quanto dire, tra i tanti che si potrebbero addurre. Il centro-sinistra in Basilicata è maggioranza ed opposizione.

Di recente alcune voci contro la citata pratica clientelare si sono levate da esponenti della stessa maggioranza, l’IDV per l’esattezza, così a proporre il taglio dei vitalizi da subito e non dalla prossima legislatura sono stati esponenti della SEL e di IDV, mentre nel PDL anche i falchi, per assicurarsi la pensione, sono diventati improvvisamente colombe ed hanno votato insieme al PD il provvedimento proposto. L’opinione pubblica è ormai informata e attenta anche alle virgole e la cosa non è sfuggita, andando ad alimentare il luogo comune che “tanto sono tutti uguali”. I protagonisti dovrebbero rendersi conto che queste scelte fanno perdere di credibilità alla loro opposizione e la riducono ad un gioco delle parti, senza vera e radicale sostanza.

A questo va altresì aggiunto che il pallino nel centro-destra è in mano ad ex-democristiani ed ex-socialisti, mentre gli uomini provenienti dalla ex-Destra sono di fatto ridotti a livello di comparse, in alcuni casi si sono rassegnati a fare i lacchè ed in altri, con almeno maggiore dignità, urlano e strillano, ma le scelte di fondo le assumono i soliti noti più bravi nella politica politicante e nell’assicurarsi gli agganci romani che contano. Per un’analisi lucida la ex-Destra dovrebbe partire da un’autocritica di fondo, ammettere i propri errori, fare ammenda delle sue storiche e croniche divisioni e lacerazioni, vedi il caso di Matera, uno dei tanti, che hanno quasi sempre avuto riflesso anche sul piano personale, prendere atto che gli ex-socialisti, gli ex-democriastiani e gli ex-comunisti, protagonisti della vita regionale ormai da tempo immemore, oltre a poter contare su esponenti di alto spessore politico, sono anche molto bravi e competenti nella gestione del potere, anche se tali loro capacità sono sprecate per auto alimentarsi in termini di consenso e di occupazione di spazi di potere e non per migliorare le condizioni disastrose in cui vive la comunità regionale. Non è un caso se vi sono in circolazione ancora simpatici settantenni che a volte hanno anche la pretesa di dare lezioni di rinnovamento.

Ha rivelato invece tutti i limiti chi doveva costruire l’alternanza. L’opinione pubblica in genere, e in essa comprendiamo tutti, anche le autorità religiose che contano, lo abbiamo ascoltato con le nostre orecchie, è consapevole che il sistema lucano è marcio, imbalsamato su logore logiche di potere, ma non vede proporsi una alternativa credibile, radicale, coerente, prestigiosa, autorevole. E tra la fotocopia sbiadita e peggiore dell’originale sceglie quest’ultimo. L’esempio del parolaio Nichi Vendola in Puglia avrebbe dovuto insegnare molte cose. Egli si presentò come l’alternativa radicale a Fitto, la stessa competizione elettorale fu giocata con un progetto radicale in tutto e la differenza era profonda anche nella campagna pubblicitaria. Egli proveniva dalla sinistra estrema, per bon ton evitiamo di fare commenti sui candidati presidenti del centro-destra lucano, diciamo solo che era un po’ complicato anche per il miglior pubblicitario farli passare come vera alternativa. Sarà capace la Destra liberarsi dalla soggezione verso gli ex-democristiani e gli ex-socialisti al suo interno, assumere la centralità delle scelte, proporre e perseguire un progetto di cambiamento radicale, intercettando il malessere che ora più mai serpeggia in tutte le classi sociali, superare storiche divisioni e personalismi esasperati?

Saprà far esplodere le contraddizioni di questo centro-sinistra al cui interno vi sono partiti di lotta e di governo che stanno con un occhio alla poltrona e con altro un altro ad intercettare il dissenso sulle questioni socio-economiche più rilevanti proponendosi anche come gli anti-casta, e che quindi coprono tutti gli spazi? Lo auspicheremmo, se ne gioverebbe la comunità regionale e la stessa democrazia, ora di fatto bloccata su maggioranze bulgare.

tratto da un intervento di Vincenzo Maida .Centro Studi Jonico DRUS

giovedì 19 gennaio 2012

L'oro nero di Basilicata

L’articolo inchiesta di Roberto Galullo pubblicato sul Il Sole 24 Ore del 12 gennaio nel quale appare una mia intervista sullo sperpero di risorse provenienti dalle estrazioni petrolifere, sull’assenza di politiche per l’occupazione e la creazione di un indotto e anche il “mistero” dei dati relativi alle estrazioni, non è passato inosservato. I dati pubblicati, i numeri, le ingenti risorse che le multinazionali dell’oro nero ricavano rispetto ai ricavi per le comunità locali e la stessa Regione Basilicata hanno suscitato reazioni anche fuori Lucania. Poi, se valutiamo il crescente costo dei carburanti, del metano e degli idrocarburi che in Italia è alto e in Basilicata notevole per via anche di una rete commerciale particolare, i fatti suscitano stupore se non indignazione. L’europarlamentare Pdl Sergio Silvestris, sempre attento alle dinamiche sociali ed economiche della Basilicata, si è fatto promotore di un’interrogazione alla Commissione Europea sulla questione estrazione idrocarburi in Val D’agri partendo dalla premessa che i ricavi derivanti dalle royalty del petrolio in Basilicata sono bassi rispetto al rendimento del giacimento. L’On. Silvestris definisce una “magra consolazione” scoprire che a fine 2010 le royalty incassate dalla Regione a partire dal 2000, ammontavano a 557,5 milioni di cui 467,3 impegnati per il 55% sugli investimenti previsti in Val d'Agri e 163,4 autorizzati per interventi nel settore della forestazione, della riduzione del costo dell'energia, del sostegno al reddito, per parte del cofinanziamento regionale dei programmi comunitari e per l'Università. Nell’interrogazione rivolta al Presidente della Commissione Europea, Silvestris precisa che se pur il meccanismo sia disciplinato tra Stato e compagnie, è sproporzionato nella distribuzione dei profitti, infatti – recisa nell’interpellanza- le società petrolifere avrebbero finora incassato 8 miliardi, mentre la Regione Basilicata ha incamerato ben poco dall'estrazione di oro nero e gas (136 milioni per il 2012 su un bilancio di previsione di 3,6 miliardi). L’appello di Sergio Silvestris all’Europa è che si necessita una nuova trattativa che riparta da zero anche alla luce della scarse ricadute occupazionali e chiede alla Commissione se ha intenzione e come vuole intervenire sulla vicenda idrocarburi in Basilicata.

 Tratto dalla Newsletter di Gianni Rosa ( Cons. Reg. Basilicata PDL)

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